DOLORE
La
parola di oggi è “dolore”
dolore
/do·ló·re/
sostantivo
maschile
Sensazione
penosa, diffusa o localizzata, susseguente alla stimolazione di
particolari ricettori sensitivi da parte di agenti di varia natura e
intensità: d. di denti, di testa, di pancia; sopportò con coraggio
il d. delle percosse; pop. ( al pl. ),
la sofferenza fisica provocata dai reumatismi o dal parto.
Stato
o motivo di sofferenza spirituale, spec. se provocata da una realtà
ineluttabile che colpisce o condiziona duramente il corso della
vita: tu vuoi ch'io rinnovelli Disperato dolor che 'l cor mi preme
(Dante); avversità, sventura (per lo più al pl. ):
la sua vita è stata un susseguirsi di dolori; anche, rammarico,
dispiacere.
“...ho
detto basta! Vattene ti prego..non ti voglio più con me. Devi
sparire altrimenti non vivo ...non posso continuare a vivere se tu
sei li appiccicato a me che mi guardi, che mi spingi, mi strattoni.
Bastaaaaaaaa...”, urlò lei con le lacrime agli occhi, piena di
rabbia nel corpo nell'anima nel cuore. Quegli urli erano fortissimi
strazianti e precisi, senza pausa, senza dubbio sulle parole che
dovevano uscire ed essere urlate.
Lui
sornione la guardò, la schernì e le disse: “cara io
ci sono e non me ne posso
andare. Mi potrai scostare, non guardare, non sentire...ma io ci sono
e sono sempre li a fare da sfondo al tuo sguardo e al tuo cuore
spezzato perchè quella crepa che si è fatta ormai non si potrà più
sanare. E' arrivata all'improvviso e ti ha trafitto in modo
devastante, ha trafitto tutto, ogni cm del tuo corpo e io sono
entrato imponente e l'ho fatta da padrone e così io ci sono e me sto
qua”. Lei abbassò lo sguardo come in segno di resa e si chiese:
“cosa devo fare? Come posso fare per sconfiggerlo questo maledetto
dolore?”.
STRATEGIA
N.1
Mi
giro di scatto lo prendo per il collo e stringo, lo incollo al muro e
stringo. Ora è rosso in viso non più grigio come un'ombra, forza
stringi che molla! Ma non molla il bastardo.
Allora
lo scaravento a terra e gli do una infinità di calci dappertutto
senza ritegno, la rabbia è tutta nelle gambe e nei piedi, e un
calcio e un altro e un altro. Forza sempre più forti che molla ! Ma
non molla il bastardo.
Allora
gli prendo i capelli e picchio la sua testa vuota contro il muro e
picchio sempre più forte. Ma niente il bastardo non molla.
Sono
stanca. Mi siedo e non mi rimane altro che stare lì ferma a
guardarlo mentre si rialza e si ricompone e piano piano si avvicina a
me talmente tanto da sembrare il mio gemello siamese: attaccato a me.
La disperazione mi fa addormentare.
STRATEGIA
N.2
A
si tu ci sei? Beh allora diventiamo amici! Ecco potresti essere mio
amico visto che vuoi starmi attaccato e sempre accanto come sfondo
giusto? In qualsiasi momento e in ogni cosa che io faccio. Si dai
bella idea. Cosa ne dici?
Sta
ridendo lo stronzo maledetto ma riesco a rimanere impassibile e a
sfoderare un bellissimo sorriso. E risponde “ok ci sto”. “Allora
potremmo berci un thè insieme, forza dolore vieni che lo preparo”.
Senza
farmi vedere nella tazza del bastardo metto la ricina (è il più
potente e letale veleno che esista, non esiste antidoto) e sempre con
una bellissima faccia da amica gli porgo il thè. Ci siamo ne basta
un sorso. Non faccio tempo a pensarlo che sento un tonfo sordo.
E'
caduto all'improvviso dalla sedia. Mi metto a piangere dalla
felicità.
Sono
stanchissima ma ce l'ho fatta.
Mi
siedo e chiudo gli occhi. Dopo pochi minuti sento dei rumori,
spalanco gli occhi.
E'
lui che si sta rialzando, si sta sistemando stordito. La disperazione
mi fa addormentare.
UNICA
STRATEGIA
Non
ci posso fare nulla.
Quella
sera del 21 novembre 2018 sei arrivato, mi hai trafitto e sei rimasto
dentro di me. Aumentando sempre di più fino all'irreparabile....e li
sei rimasto. E rimani li qualsiasi cosa io faccia o qualsiasi
pensiero io faccia. Sei li ed io devo accettare che ci sei.
Allora
a questo punto ripongo le armi, a questo punto sono stanca di fare la
guerra. Semplicemente ho deciso di tenerti con tranquillità e dopo
107 giorni ci sto quasi riuscendo (quasi).
FA

Commenti
Posta un commento